18 - Las Vegas e Valle della Morte
(attraverso il deserto, centinaia di miglia in un paesaggio "lunare")

Ieri sera siamo arrivati al tramonto ed abbiamo percorso tutto lo Strip, da nord a sud, proprio mentre le luci dei vari casinò si accendevano. Nemmeno di questa ulteriore depravazione ci siamo pentiti: lo spettacolo, seppur grottesco meritava tutta la mezz'oretta di coda che gli abbiamo voluto dedicare.

Inoltre ieri abbiamo attraversato un'altro fuso orario, portando gli orologi indietro di un'ora, e questa mattina alle 7.45, quando è suonata la sveglia, era "troppo presto" ;-)
La colazione a buffet messa a disposizione dall'albergo è stata quindi una vera manna, oltretutto dovevamo metterci in forze per affrontare la Valle della Morte, regione per me quasi mitica e tappa obbligata del viaggio.
Come già detto per gli altri parchi, anche oggi non credo di riuscire a spiegare a parole quello che abbiamo vissuto, quindi mi limiterò ad una breve spiegazione del tragitto e qualche didascalia alle foto.

Dopo le verifiche del caso (un'occhiata alla cartina, il pieno di benzina e di acqua da bere) abbiamo perciò imboccato la highway 95 e ci siamo addentrati nell'area desertica che sta subito fuori Las Vegas. Dopo un'ora e mezza di strada, sempre con il cruise control sui 65 mph imposti dai cartelli lungo la strada (anche se molti ci superavano a velocità nettamente superiori) siamo finalmente entrati nella Valle della Morte (così diceva il cartello, anche se il paesaggio era desertico praticamente da appena dopo l'ultima casa di Las Vegas) e dopo un'altra mezz'oretta abbiamo parcheggiato la Pontiac Trans Am che ci hanno dato al noleggio di Jackson Hole, nello spiazzo davanti a Zabriskie Point.

Dopo la sosta, abbiamo proseguito attraverso la depressione che stà a fondo valle (oltre 60 metri sotto il livello del mare, dove passa la strada, e poco più in là, nel punto più basso, -100 metri) e di qui abbiamo cominciato a risalire il versante opposto, impiegando complessivamente quasi 4 ore per attraversare la zona, da un "ingresso est" fino ad uno "ovest". Naturalmente, tutto ciò nelle ore più "fresche" della giornata: tra le le undici scarse del mattino e le due piuttosto abbonanti del pomeriggio :-)

Usciti dal deserto, siamo quindi risaliti verso nord fino a raggiungere all'imbrunire Lee Vining, sul lago Mono, da cui muoveremo domattina per attraversare il parco Yosemite.

Come per tutte le altre di questa nostra raccolta, le immagini sono appena indicative e non rendono che un'infinitesima parte di quello che è il paesaggio reale: i colori, la vastità, il silenzio pressochè assoluto (a patto che non ci sia in zona qualche comitiva di turisti giapponesi: insopportabili casinisti), ed anche il caldo terribile si percepisce solo nel momento in cui ci si pensa (i cartelli affissi nei punti di informazione parlano di 47° C come temperatura standard dei giorni più caldi dell'estate, che per nostra fortuna sono appena trascorsi, e da una settimana circa si arriva poco sopra ai 40° C), come se il vento che spira costantemente su tutta la regione non fosse come un asciugacapelli puntato addosso, ma una brezza primaverile.

E dopo diverse ore e molte miglia di viaggio attraverso questo deserto affascinante, dopo aver messo alla prova l'auto (promossa a pieni voti) uscendo da una curva tra le rocce rosse, si sbuca su un altipiano con qualche cespuglio grigio verde ed in lontananza si iniziano ad intravedere le sagome di questi buffi cactus, i Joshua Tree. Poi, pian piano, scendendo, appaiono arbusti sempre più verdi, una prima fila di alberi e finalmente prati e le prime case di Lone Pine, paese di riferimento negli anni d'oro del cinema western: qui attorno sono stati girate infinità di scene di questo genere, vi hanno soggiornato per lunghi periodi attori della fama di John Wayne e nel localino in cui ci fermiamo a mangiarci un soft ice (quei gelati un po' finti "cagati" giù dalla macchinetta a leva, che qui vanno per la maggiore e che in alcuni aromi sono anche gradevoli), alle pareti hanno centinaia di foto in bianco e nero di un po' tutti i personaggi che potete trovare nella storia dei film western americani, compresi registi e controfigure.

La giornata finisce in bellezza a Lee Vining, paesino affacciato sul Mono Lake, dove per pura fortuna riusciamo a prendere l'ultima stanza disponibile, nel sottotetto del più piccolo dei 5 alberghetti che, insieme a una manciata di casette in legno, compognono il paesino. Uscendo dall'ufficio-bar con in mano la chiave della camera, infatti, vediamo la proprietaria accendere la il "NO" davanti alla parola "VACANCY" dell'insegna al neon, sulla strada.

Zabriskie Point, punto quasi centrale della valle della morte,
e sfondo delle scene culminanti dell'omonimo film di Antonioni,
una delle mete stabilite fin da subito nel nostro itinerario.
Dopo esserci stati abbiamo avuto la certezza
di quanto il nostro interesse fosse centrato,
essendo l'ennesimo luogo del viaggio in cui ci siamo chiesti:
"Prima d'ora, ero mai stato in un posto che desse simili sensazioni?"

Quello che si vede dallo spiazzo che domina zabriskie point,
girandosi di 180 gradi rispetto allo scatto precedente.
le rocce hanno forme e colori quasi "neutri" e le geometrie
formate da creste e canali, incantano l'occhio

In questo punto la strada passa alla quota del livello del mare,
dopo essere scesi da un altipiano intorno ai duemila metri.
Per alcune miglia sia verso sud che verso nord,
si estende un'area in cui il terreno è più basso del livello del mare

Risalendo la valle dal lato opposto,
verso l'oceano pacifico,
si incontra anche un breve tratto di deserto sabbioso
con dune mobili in funzione dei venti

Nell'ultimo tratto di salita (si torna quasi a tremila metri di quota)
le rocce cambiano ancora colore, e dopo essere state gialle,
rosse e addirittura verdi, diventano praticamente nere.

Lungo questa salita, che dura parecchie miglia ed ha pendenze notevoli, si incontrano
ogni tanto degli spiazzi con una cisterna d'acqua, il cui utilizzo esclusivo
è quello di rifornire i radiatori delle auto

All'inizio della salita c'è un cartello che illustra
come comportarsi in caso di avaria all'auto e prescrive espressamente
di spegnere il condizionatore almeno finchè non si è in cima,
onde aumentare la tranquillitàà di arrivare al valico indenni.
Seppure scettico su quest'ultima necessità, ho ovviamente seguito
ogni prescrizione giungendo in cima al valico con il solo ventilatore acceso:
a bordo non abbiamo patito il caldo e l'auto non ha avuto problemi,
dato che la temperatura del motore, pur salendo in modo evidente
rispetto ai valori normali, si è fermata una tacca prima della zona di pericolo!

Sull'altipiano all'ingresso e sui monti all'uscita
della Valle della Morte,
cresce abbastanza diffusamente il Joshua Tree,
un cactus vagamente somigliante ad un palmizio,
che a noi è piaciuto parecchio

A un centinaio di miglia dalla Valle della Morte
abbiamo fatto una sosta lungo il lago Crowley,
preludio al Mono Lake, sulle cui rive si trova Lee Vining,
porta di accesso al parco Yosemite,
e luogo in cui abbiamo trovato una stanza per la notte