7 - Niagara Falls
(un mito che, nonostante tutte le maldicenze, merita davvero una visita)

Un po' su tutti i testi che abbiamo consultato organizzando questo viaggio abbiamo trovato commenti non proprio lusinghieri sulle cascate, ma siccome siamo testardi ed i nostri miti vogliamo semmai distruggerli con le nostre mani, per di più con in testa l'idea che fra poche decine di anni non saranno più tali perchè l'acqua le erode moltissimo e finirà per ridurle in rapide prima e spianarle poi (sarà poi vero? io l'avevo letto nel libro di geografia delle medie inferiori!)... con tutto questo fardello in testa, ci siamo allontanati dalla costa atlantica e, dopo parecchie ore di strada eccoci a Niagara Falls.
Il centro abitato è carino e, malgrado i lavori di risistemazione della viabilità, pare ordinato e vivibile.

Il concierge dell'albergo (anche questo come i noleggi auto prenotato attraverso un sito internet) ci rassicura subito: «oh sure, it's safe to walk out the evening, and also during the night» così decidiamo di andare alle cascate a piedi, camminando lungo il fiume. In effetti nel giro di qualcosa meno di mezz'ora eccoci sul bordo destro delle cascate. Già il sentiero per arrivarci è molto bello, tutto nel verde e con panchine più o meno ogni venti metri, prato tagliato alla perfezione e calpestabile, aree attrezzate per il pic nic... insomma, tutto a misura di turista. Ci piace. E forse ci piace anche di più perchè, essendo arrivati alle 18.40 di un lunedì di fine agosto, con poca affluenza di altri turisti, abbiamo deciso di andare subito a vedere lo spettacolo e fermarci poi lungo i bordi fino all'ora dell'accesnione dell'illuminazione (ancora per oggi le 21, da domani le 20,30).

Il lato americano, quello che ospita le cascate,offre meno disponibilità di punti panoramici, essendo in fianco, ma in ogni caso è molto suggestivo fermarsi sulle spianate cui l'acqua scorre "addosso" prima di compiere il salto.
Proseguendo la camminata, si attraversa il confine Usa-Canada, passando sul Rainbow Bridge e, una volta raggiunta la riva canadese, un milite di frontiera, dopo aver dato un'occhiata ai nostri passaporti, ci affronta con delle domande a dir poco banali: dove stiamo andando? a fare cosa? quanto tempo ci fermeremo?... viene da credere che veramente questo sia il posto migliore per passare il confine senza problemi ;-)
Passato il controllo dell'immigrazione, si percorre un'altro chilometro e finalmente si arriva di fronte alla cascata principale, quella a ferro di cavallo (horseshoe) che pur essendo la più celebrata ci è parsa meno spettacolare e, in definitiva il lato canadese, forse perchè a causa dell'urbanizzazione evidentemente a favore del guadagno sul turista (ricorda molto i giardini lato mare, alle spalle del casinò municipale di Montecarlo, ci è parso un po' squallido (alla faccia dello Skylon e della torre minolta, dei due Sheraton, dell'Hard Rock Cafè e del Planet Holliwood).

Così dopo aver atteso con pazienza l'accensione delle luci colorate che danno una sensazione un po triste al panorama, ci rimettiamo in marcia verso gli Usa e quindi verso l'albergo, ed ecco che , all'accesso del camminamento che attraverso il "ponte dell'arcobaleno" riattraversa il confine, abbiamo una sorpresa degna della mente di uno scozzese con antenati genovesi: per poter rientrare negli Stati Uniti , anche se a piedi, bisogna pagare mezzo dollaro a testa, altrimenti si resta in Canada... come dire: hai consumato in Canada per vedere uno spettacolo che va in scena negli Usa, e allora paga a noi il biglietto!
Per fortuna dieci minuti dopo, allo sportello dell'immigrazione Usa, il funzionario è talmente simpatico da farci dimenticare lo sconcerto del pedaggio per il transito di ritorno: ridendo ci chiede cosa siamo andati a fare in Canada... poi si fa serio e aggiunge «when you'll go back in Italy?» a parte la presa in giro, la seconda domanda sembra quasi abbia un senso.

In definitiva siamo contenti di essere arrivati fino qui, checchè ne dicano i viaggiatori intellettuali che ci hanno preceduti: sarà pur vero che la fama di queste cascate è dovuta prima a fortunate coincidenze (come il fatto che siano state meta del viaggio di nozze del fratello di Napoleone Bonaparte) e successivamente a mirati investimenti, ma lo spettacolo che offrono è comunque interessante, a noi è piaciuto molto e per una volta ancora siamo contenti di non aver permesso ad altri di distruggerci un mito senza constatarne di persona la consistenza. Le cascate del Niagara resteranno tra i ricordi belli di questo viaggio.

lungo il fiume, a qualche centinaio di metri dalla cascata, abbiamo fatto la conoscenza
di questo abitante del luogo, per nulla disturbato dalla presenza nostra e degli altri turisti.
la mattina dopo, sull'isola che sta in mezzo alle due cascate abbiamo avvicinato anche uno scoiattolo,
altrettanto tranquillo e per nulla impaurito dalla presenza di esseri umani intorno al suo nido.
dalle nostre parti, per ora, dobbiamo accontentarci dei piccioni urbanizzati ;-)
sull lato destro delle cascate, così come nell'isola che sta in mezzo,
è possibile passeggiare al livello dell'acqua e vedere, sul fondo,
la cascata maggiore (horseshoe) e la riva canadese
(costellata di orribili costruzioni)
dopo le 21, finalmente, si accendono le luci,
ed ecco le cascate che cambiano aspetto
e diventano ancor più belle che di giorno...
...a patto di non aspettare che le luci le colorino, prima completamente di azzurro, poi di rosso, di giallo e, infine, in maniera multicolore...

...conciate così diventano decisamente molto meno attraenti!

la mattina seguente, arrivando sul bordo da un'altra angolazione,
capiamo perchè buona parte delle cose intorno alle cascate
abbiano nel nome la parola "rainbow"...