4 - Boston
(una città che ci piace. proprio tantissimo)

Eccoci al nostro terzo giorno in questa città magnifica.
Prima meta di questa domenica mattina il Jfk Museum & Library, un "memoriale" del defunto presidente, bostoniano, il luogo per l'estrema celebrazione delle sue opere. Poco spazio alla famiglia (appena un po' a Jackie) e nessun accenno a Marilyn (nemmeno quest'anno che cade il quarantesimo della morte...) o ai presunti legami scomodi. In ogni caso merita la visita, oltretutto è in fondo al viale in cui si trova il nostro albergo, a soli 15 minuti di camminata tranquilla, e poi l'hanno piazzato in un posto veramente incantevole, sulla punta del promontorio di Dorchester Bay. Anche se un po' dubbiosi ci siamo quindi andati, ed ora, a freddo, possiamo dire di aver fatto la scelta giusta: pur essendoci in corso lavori di ristrutturazione il museo è operativo al 100%, il personale è gentilissimo, socievole e spiritoso*, il materiale esposto è estremamente interessante. Moltissimi schermi che riproducono filmati della vita di Jfk, oggetti d'uso quotidiano e materiale originale delle campagne elettorali (perdonateci la deformazione professionale, ma si tratta di materiale che "studiamo" sempre con grande piacere), oltre alla ricostruzione di alcune stanze della Casa Bianca. E poi una serie di documentari proiettati in salette sparse lungo il percorso del museo, relativi ai principali fatti accaduti durante i tre anni di mandato (ad esempio la crisi dei missili a Cuba, lo sviluppo delle missioni spaziali...)

Finito il giro del museo, decidiamo di andare nel più figo centro commerciale, alla base del grattacielo Prudential, per vedere un po' di vetrine e capire cosa facciano in una domenica di caldo umido opprimente i bostoniani.
La galleria vanta più di 150 negozi, alcuni di prodotti italiani, tutti lucenti e puliti (del resto è una struttura inaugurata meno di tre anni fa, ci mancherebbe altro). Anche qui il freddo dell'aria condizionata suggerirebbe l'uso del maglione... ma questa è una storia vecchia, l'abbiamo letta su tutti i libri su cui ci siamo documentati negli ultimi due anni, e ne abbiamo avuto la conferma fina da subito: se fuori ci sono 26° C (circa 80° F) in qualsiasi luogo chiuso si entri, pullman e treni della metropolitana compresi, il condizionatore gira abbastanza da portare al temperatura a 15° C...

Il posto è abbastanza affollato, ma salvo il rumore di fondo, inevitabile, resta sempre parecchio spazio per muoversi senza pestarsi i piedi.
Girando tra le vetrine, ci rendiamo così conto di alcune leggende sui marchi di abbigliamento made in usa: non è affatto vero che levis e timberland sono roba "da lavoro", un paio di 501 costano, anche se in saldo, 54.99$ !!!

Dopo aver girato in lungo ed in largo la galleria, ci accorgiamo di aver sforato l'ora del brunch, cos' ripieghiamo su un self service cinese: 7.95$ per un primo, un secondo ed una bibita. Ennesima sorpresa (e siamo solo al terzo giorno): il cibo cinese ha un sapore piuttosto differente da quello che si trova nei ristoranti e take away cinesi delle nostre parti, questo ci pare più gustoso e meno acido (sarà l'entusiasmo? magari verifichiamo a New York o altrove e poi vi diremo).

A metà pomeriggio siamo pronti per salire in cima al grattacielo: al cinquantesimo piano c'è la vetrata panoramica e da lì si domina l'intera città.
In effetti lo spettacolo è molto bello, peccato che metà del piano sia stato riservato per una cerimonia privata (???) e quindi non si riesca a dare un'occhiata dal lato di Cambridge, per fare due foto al Mit e ad Harvard...

*Su questo argomento dobbiamo aggiungere una piccola nota: per ora queste caratteristiche le abbiamo riscontrate in tutti i "residenti", per nostra fortuna: il primo giorno, appena scesi ad una stazione intermedia della metropolitana, siamo stati fermati da un ragazzo che vedendoci dubbiosi sulla strada da prendere, ma decisi ad imboccare quella meno economica, ci ha spiegato pazientemente che uscendo da quel cancello ci saremmo trovati fuori dalla stazione, e per rientrare sul giusto binario avremmo dovuto pagare un'altra volta, mentre se seguivamo un corridoio laterale ci saremmo trovati proprio sul binario che stavamo cercando!
Al Jfk Museum, invece, uno dei receptionist, da cui eravamo tornati a chiedere la guida in lingua italiana, ci ha fatto notare che, per entrare avremmo dovuto appiccicarci addosso un adesivo che sicuramente ci avevano dato insieme al biglietto, ma che se non avessimo avuto, ci avrebbe fornito lui in replica. Siccome li avevamo in tasca (convinti si trattasse solo di un "ricordino") li abbiamo estratti e appiccicati sulle maglie e gli abbiamo chiesto se andasse bene così, ottenendo in risposta: «va benissimo, altrimenti rischiate che i poliziotti vi credano russi e vi arrestino (;-D) ciao, godetevi la visita».

la struttura del jfk museum vista dal prato attrezzato
con tavoli da picnic, all'ombra dei salici.
oggi i pochi gitanti incontrati l'hanno snobbato preferendogli la spiaggia.
del resto anche al museo non abbiamo trovato grande affluenza.
sarà che i democratici scarseggiano,
oppure che non amano più molto certi simboli?

girandosi di 180 gradi
rispetto alla foto precedente,
ecco cosa si vede:
sulla sinistra, nascosto dagli alberi,
il prudential center,
verso destra la john hancock tower
ed i primi palazzi di downtown boston

ed ecco invece, verso il centro foto,
la penisola di dorchester - bay side
vista da in cima al prudential,
il "cubo" bianco sulla sinistra è il jfk museum,
tutte le costruzioni scure verso destra
sono l'università del massachussets.

il quartiere di back bay,
con le case in stile vittoriano
che circondano il prudential center

il longfellow bridge,
che unisce il centro di boston con cambridge.
più in dietro, sulla destra,
il recentissimo ponte della higway 93

cambridge, vera e propria città universitaria in cui hanno sede
harvard e il massachussets institute for technology (mit)