2 - Boston
(una città che ci piace)

Nonostante lo sforzo di restare svegli almeno fino alle 23 (ora locale, in italia sarebbero le sei del mattino), per cercare di ingannare i nostri ritmi e riuscire quindi a dormire almeno fino alle 8, a un quarto alle sei siamo già svegli e pimpanti. Il clima sembra autunnale: cielo grigio, pioggerellina, nebbia, chissà che temperatura c'è fuori, la vetrata non prevede finestre apribili... eppure ieri sera c'era un caldo da crepare...
Aspettiamo fino alle sette (cercando di capire nel frattempo come funzioni la tv via cavo) prima di decidere di vestirci con molti strati e scendere quindi a far colazione, nella hall abbiamo conferma ai nostri timori, non ci devono essere più di 16 gradi.
Evidentemente siamo gli unici a pensarla così, gli altri tre o quattro clienti sono tutti in bermuda e maglietta... certo che sono strani questi americani.
Dopo aver preso qualche informazione sulla direzione in cui si trova la fermata della metropolitana, usciamo e attraversando la doppia porta, passiamo dal clima polare interno al caldo umido equatoriale che c'è fuori: almeno 25 gradi ed un tasso di umidità vicino al 90%...
Io torno in camera a mettere qualcosa di più leggero!

Finalmente siamo sul treno che ci porta in centro: anche se l'albergo sembra costruito in mezzo al nulla e ad un passo dal mare, è comunque a dieci minuti dal centro di Boston. Centro in cui sbuchiamo alle 8.40, mentre appena comincia a svegliarsi: operai al lavoro nei cantieri, gente più o meno seriamente vestita che si affretta in varie direzioni.
Facciamo un giretto intorno al "Financial District" e poi, causa guasto della metropolitana ci incamminiamo a piedi verso "Back Bay", oltre cui si trova il "Museum of Fine Arts" prima tappa della giornata. Questo guasto ci obbliga quindi ad un tour bellissimo ma altrettanto faticoso (già non siamo allenati a camminare a lungo, farlo poi con questo caldo umido...) attraverso il distretto commerciale, quello dei teatri, chinatown, finalmente Back Bay e, a diversi chilometri dal centro, finalmente troviamo il museo.

Dopo la visita al museo ed alla mostra "da Jasper Jones a Koons" (veramente notevole), trovata una fermata del metro (ora funzionante) attraversiamo di nuovo la città fino all'estremo opposto per una visita al museo delle scienze: almeno altrettanto interessanto del precedente, se non di più. Non che ci siano cose estremamente strane, ma il modo in cui sono presentate le cose è proprio simpatico: ogni scoperta o invenzione è illustrata con esempi a volte addirittura didascalici, ma sempre coinvolgenti.
Ad esempio, nella sezione riservata ai fenomeni legati all'elettricità, hanno una gabbia di Faraday di una quindicina di metri di diametro con dentro un "laboratorio" in cui un tecnico-attore, si fa sparare addosso scariche elettriche da oltre un megavolt per dimostrare appunto come una gabbia di Faraday garantisca isolamento e protezione.

Finita questa visita decidiamo di tornare in albergo per una doccia e poi cercare un locale nei dintorni per cenare.
E qui abbiuamo la conferma che l'albergo non sembra costruito in mezzo al nulla, è proprio in mezzo al nulla: da un lato della strada c'è una chiesa in mezzo ai campi e sembra abbandonata, proseguendo c'è un quartiere dormitorio per ricchi, tutto cintato e con le sbarre agli ingressi. Dal lato opposto, la baia, ovvero la spiaggia di Boston, da dove, a gruppetti, se ne stanno andando tutti.
Poco male, si torna in albergo, fortunatamente al suo interno c'è un self service della catena "au bon pain", piccolino ma discretamente fornito, anche se non propriamente economico.

un primo assaggio dei grattacieli americani, la hancock tower,
che avendo per base un parallelogramma,
vista da alcune angolazioni, sembra non avere spessore...
...ma non in questa foto ;-)

uno scorcio delle abitazioni del quartiere ricco,
con la tradizionale architettura locale

ancora lo sky-line di boston,
visto dalle vetrate del museo di scienze