9 + 10 + 11 - New York City - Musei
(nell'Upper East Side: il museo Guggenheim ed il Withney. il giorno seguente a Queens: il MoMAQNS)

Dopo colazione, con quindici minuti abbondanti di pullman tutti lungo la quinta strada, arriviamo al Guggenheim Museum, la giornata promette pioggia, ma il museo ha un tetto solido ;-) perciò entriamo. Pur con qualche eccezione, le opere ospitate e alcune esposizioni permanenti, sono veramente di grande impatto, e nonostante la grande affluenza di persone, si riesce abbastanza facilmente a godersi la visita.

Fuori da questo, passiamo al Withney, sei piani per sei diverse mostre, tutte molto belle, ma da sottolineare in particolare quella dedicata a koons (di cui avevamo già apprezzato alcune opere a Boston) artista che a noi piace molto e le cui opere sono di grande impatto.

In questa pagina dedicata ai musei, inseriamo quindi, anche se lo abbiamo visitato il giorno seguente, il MoMA, che nella sua versione attuale si è trasferito nel quartiere Queens (un'isola enorme, di fronte a quella su cui sorge Manhattan, che sarebbe quella che noi conosciamo normalmente come New York). Peccato che in questa veste il museo dimostri parecchi limiti dimensionali, perchè alcune "collezioni", ridotte per dare un minimo di spazio a più cose, risultano poco interessanti, ma la visita è comunque una di quelle che riteniamo fondamentali, anche dopo averlo visto in formato "ridotto".

Tornando verso downtown, dove siamo in albergo (anche se centralissimo, il Pennsylvania Hotel, di fronte all'omonima stazione ed al Madison Square Garden, è un postaccio pretenzioso ed in ristrutturazione) decididamo di fare tappa da Bloomingdale's, uno dei grandi magazzini più famosi al mondo, ma che, al di fuori delle dimensioni effettivamente notevoli, non ci fa una grande impressione, sarà che assomiglia molto alla Rinascente che conosciamo e ogni tanto frequentiamo a Milano...

Concludiamo la serie dei musei che abbiamo visitato qui a New York, parlandovi della U.S.S. Intrepid, una portaerei della seconda guerra mondiale che, ancorata ad uno dei moli, è stata trasformato in museo dell'aviazione e dello spazio.
Niente di sconvolgente , ma camminare lungo il ponte di una nave da guerra, se pur vecchia di oltre mezzo secolo, passando a fianco di parecchi aerei che da quel ponte o da altri simili, sono decollati e decollano tutt'ora, fa comunque una certa impressione e pur non essendo per niente contenti delle notizie che quotidianamente leggiamo sui giornali statunitensi circa l'imminenza di un ulteriore intervento armato in Iraq, dobbiamo ammettere che la tecnologia che sta dietro ad aerei capaci di decollare ed atterrare in pochissimo spazio (quando non addirittura da fermi) un po' ci affascina...

la costruzione dalla forma singolare che ospita il museo guggenheim.

immagini migliori di questa nostra potete trovarle nel film
"man in black", durante le scene in cui will smith insegue uno degli alieni in fuga;
questa citazione ci è venuta spontanea vedendo le molte locandine di cinema newyorkesi che propongono proprio in questi giorni il sequel m.ii.b. ;-)

nella edizione "temporanea e ridotta", il museo delle arti moderne,
si è trasferito da manhattan al quartiere "queens".
un quartiere strano, in parte degradato e semi abbandonato, dall'altro rifiorente,
grazie a tentativi come questo di trasferirvi, seppure temporaneamente, "istituzioni",
che portano molte persone sul posto, cercando di ripristinarne la vitalità.

oltre a questo museo temporaneo (finchè non finiranno i lavori di ristrutturazione
della sede originaria, molto più ampia), a pochi isolati, sta per essere completato
il grattacielo "Citicorp", che ospiterà la sede della prestigiosa finanziaria...

questa scultura è un vero e proprio simbolo per gli statunitensi,
si tratta del memoriale della battaglia di Iwo Jima.

sulla portaerei Intrepid, tra aerei ed elicotteri, trova posto anche questo altro pezzo di storia americana, e la storia del "simbolo" in sé, ci è parsa curiosa: un fotoreporter militare, ha scattato la foto nel momento dell'azione, e la foto è diventata famosa.
poi, quasi per suo diletto, ha realizzato la scultura in gesso e l'ha donata allo stato maggiore dell'esercito americano che dopo avergliela fatta colorare e rifinire, l'ha parcheggiata in qualche deposito, e da qui se ne erano perse le tracce.
un bel giorno qualcuno che evidentemente l'aveva nel frattempo recuperata, ha telefonato al museo permanente dell'U.S.S. Intrepid per donarla prima che andasse distrutta tra i rifiuti, e subito non è stato nemmeno preso sul serio...